La "bioarchitettura" spera di avere (e si impone di avere) un respiro profondo, una prospettiva ampia: guarda l'uomo senza perdere di vista la natura, sta attenta ai materiali ma anche alla complessità dell'abitare: si tratta di una sorta di “nuovo umanesimo” che pone la vita e la sua qualità come obiettivo primario del progetto. Oggi ci si interroga su quali siano le strategie per una migliore vivibilità, quale cibo produrre, quali sono i tessuti che non ci fanno ammalare, quali sono i materiali da preferire e perché, dal settore delle finiture, alla muratura, all’acqua. L’architettura del futuro deve congiungere identità e complessità, per valorizzare le nostre radici e aprirci nei confronti del diverso e del nuovo anche attraverso nuove tecnologie: luce, trasparenza, climatizzazione, confort costituiscono dimensioni importanti da coniugare all’interno di una rinnovata visione d’insieme, più umana e consapevole.
Progettare Futuro
A cominciare dalla terra
di Wittfrida Mitterer
Articolo completo si trova nell'edizione 101/102 del 2017 alle pagine 34 - 35.