Nel cuore delle Dolomiti a San Vigilio di Marebbe, la famiglia Alberti Mutschlechner ha realizzato la propria “ciasa” che in ladino, terza lingua parlata in Alto Adige assieme al tedesco e italiano, significa “casa”. Qui, al limitare del bosco e del Rio San Vigilio, l’edificio in legno massiccio si erge come un piccolo tempio. Alto tre piani appare come una “porta” da cui accedere alla fitta coltre di abeti e pino cembro che la circonda. S’ispira a una forma arcaica che non fa distinzione tra tetto e facciata ed è rivestita con scandole di larice, ognuna tagliata e posata a mano. La forma del trapezio, frequente nella simbologia sacra, appare come elemento ricorrente sia nei grandi abbaini che nel lucernario a voler trasmettere con i suoi rigorosi volumi geometrici un equilibrio mistico. La forma ascendente del tetto rende l’edificio ben visibile da lontano mentre la bassa linea di gronda ne accentua il carattere protettivo.
Trapezio sacro
Ciasa a Marebbe realizzata con il legno abbattuto dalla tampesta Vaja
di Armin Pedevilla
Articolo completo si trova nell'edizione 130/131 del 2022 alle pagine 58-61.