In tutte le culture tradizionali, le forme architettoniche, le costruzioni adibite a differenti usi, dalla capanna al tempio, non sono altro che la rappresentazione dell'imago mundi: esse imitano la struttura dell’universo e rappresentano una cosmologia. I confini delle architetture definiscono uno spazio che è qualitativamente distinto dall’ambiente circostante, fondato e misurato; secondo l’ottica indiana, costruire significa anche conoscenza specifica dello spazio e delle leggi che lo governano. Il Vastupuru-Samandala è l’archetipo di ogni costruzione ed è rappresentato da un poligono quadrato al cui interno si colloca la figura di un uomo con le gambe piegate alle ginocchia all’altezza del bacino e con le mani congiunte al petto con un gesto di venerazione. Spazio, tempo, ritmo e forma, tratteggiano in India i cardini dell’architettura, ancora oggi radicata nelle concezioni tradizionali della sacralità dello spazio.
La sacralità dello spazio
Il Vastupuru - Samandala
di Claudia Ramasso
Articolo completo si trova nell'edizione 50/51/52 del 2007 alle pagine 28 - 29.