Licenza edilizia a un privato , il parco al Pigneto sottratto alla collettività

Si è tenuta ieri la conferenza stampa indetta dal Forum Parco delle Energie, in cui è stato denunciato il rilascio da parte di Roma Capitale di un permesso a costruire a favore del proprietario dei ruderi dell’ex fabbrica Snia per la ristrutturazione degli stessi. 

Tutta la città, conosce bene le vicende dell’ex Snia, dalla nascita “accidentale” del lago alla definizione di Monumento naturale. E proprio a questo punto iniziano i nodi, da anni è stata fatta richiesta di ampliare l’area monumento naturale alla proprietà del costruttore che oggi si accinge a “ristrutturare” i resti della fabbrica. 

E’ giusto opporsi a questo nuovo intervento di cementificazione? È giusto opporsi alle logiche della proprietà privata quando queste sono in evidente contrasto con l’interesse della collettività e del bene ambientale? 

Certamente sì! e questa certezza è condivisa non solo con il Forum ma con l’intera cittadinanza che da anni si batte per liberare il parco dell’ex Snia dalle dinamiche corrotte della cementificazione. 

L’incertezza invece serpeggia se si analizza il metodo usato per arrivare allo scopo. 

Nel 2018, la Fondazione Bioarchitettura, già legata all’area dell’ex Snia da più di un decennio da molteplici forme di attivismo sfociate anche nella progettazione, realizzazione e successive opere di consolidamento di un edificio sito proprio dentro il parco e dedicato alla collettività, sposa le intenzioni del Forum e coinvolge architetti e paesaggisti di fama internazionale al fine di riprogettare l’intera area, compresa la parte privata. 

Un lavoro durato quasi un anno il cui risultato è stata la produzione di 4 progetti di riqualificazione e rifunzionalizzazione dei capannoni dell’ex fabbrica e dell’area circostante nel totale rispetto dei vincoli paesaggistici già in essere. E’ stato prevista la realizzazione di un centro d’eccellenza per la ricerca nel campo della sostenibilità energetica, una punta di diamante non solo per la città di Roma, ma per l’intero territorio nazionale. 

I progetti sono stati accolti con estremo entusiasmo dalla pubblica amministrazione tanto che si iniziò da subito a vagliare la possibilità di espropriare la porzione dell’area ancora privata ai fini di pubblica utilità. Possibilità che non solo è risultata da subito realizzabile in termini amministrativi ma anche e soprattutto economicamente sostenibile per le casse comunali. 

Eppure, questa opzione che avrebbe assecondato la volontà dei cittadini di riappropriarsi dell’area nella sua totalità è stata tristemente osteggiata dal suddetto Forum, che opponeva a questo grande progetto di stampo internazionale, una visione miope secondo la quale niente doveva essere toccato o modificato di quello spazio. 

Alla base del grande progetto di riqualificazione sostenibile della Fondazione Bioarchitettura, non c’era solo l’intento di regale alla comunità un centro per lo studio, la ricerca e la sperimentazione ma anche la volontà di dare vita ad un progetto di così ampio respiro da ostacolare l’attuazione di pratiche di corruzione già usate in passato dal proprietario dei capannoni. 

Come ieri, continuiamo a sostenere la volontà comune di riappropriazione di un’area che la cittadinanza sente ormai sua di diritto, eppure ci chiediamo quanto è stato controproducente la posizione di chi ha scelto di barricarsi dietro ad una visione statica, dura e tutt’altro che lungimirante? Quanto l’incapacità di pochi di ampliare le proprie prospettive, di accogliere le migliori esperienze internazionali ha assecondato il triste epilogo che oggi tutti condanniamo? Le alternative da proporre sono ancora sul tavolo, intanto… al TAR l’ardua sentenza.

Dove: , Roma

Quando: 20 dicembre 2022 07:00

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