Quando Dante muore, tra il 15 e il 16 settembre 1321, la Certosa di Firenze non è stata ancora neppure pensata. Il suo fondatore, Niccolò Acciaiuoli, ha appena undici anni. Eppure, il suo essere concepita e rapidamente realizzata, a cavallo della metà del secolo XIV, si colloca proprio nel cuore di quelle tensioni politiche che hanno segnato la vita del sommo poeta. Grazie alla corte angioina di Napoli, Acciaiuoli ottiene il successo straordinario che gli permetterà di finanziare un’ingente opera come quella della Certosa. Proprio quegli Angiò che, alleati prima con Papa Bonifacio VIII e poi con Clemente V, hanno a più riprese sostenuto e difeso i Guelfi neri fiorentini e contribuito all’esilio di Dante. Un destino, quello dell’allontanamento da Firenze, che ha finito per subire lo stesso Niccolò Acciaiuoli, punito da una città che del potere e dell’influenza angioina aveva bisogno ma che, allo stesso tempo, pretendeva di preservare la propria autonomia democratica e non vedeva di buon occhio il fiorentino divenuto “Gran Siniscalco del Regno di Napoli”.
Dante e la Certosa di Firenze
Dal caos al cosmos
di Alessandro Andreini
Articolo completo si trova nell'edizione 127 del 2021 alle pagine 2-5.