L’installazione “Antarctic Resolution”, esposta nel padiglione centrale dei Giardini della Biennale, permette, per la complessità e l’estrema stratificazione del suo racconto, una percezione assolutamente inedita e concreta di un continente da cui dipendono le sorti della maggior parte delle specie viventi, inclusa la nostra. Il richiamo alla fragilità del delicato ecosistema dell’Antartide è enfatizzato da un rimbombo sordo e cadenzato che si espande improvvisamente per le sale del padiglione. Una scossa che vibra nel corpo del visitatore distogliendolo dal suo girovagare silenzioso, guidato unicamente dai suoi ritmi e curiosità interiori. L’inquietante fragore simula il rumore delle enormi porzioni di iceberg che sprofondano nell’oceano ad un ritmo di 6.300 tonnellate al secondo. La scenografia sonora, incapsulata in una struttura metallica, fa da sfondo alle circa 1000 pagine elegantemente rilegate di un libro che si estende per cinque metri sulla superficie di una teca nera. Pagine che si sfogliano muovendosi fisicamente da un punto all’altro della sala espositiva, percorrendo in avanti, o a ritroso nel tempo, l’intreccio di accadimenti, geografie, volti e architetture che compongono la storia contemporanea del “deserto bianco” e dell’oceano che lo circonda.
Antarctic Resolution
Un’opera interdisciplinare sul presente e futuro dell’Antartide
di Monica Carmen
Articolo completo si trova nell'edizione 129 del 2021 alle pagine 12-21.