L’idea di riportare la relazione tra le popolazioni urbane animali, umane e non umane al centro del progetto urbanistico e del design degli spazi pubblici e privati, indoor e outdoor, è ancora residuale nel panorama delle riflessioni legate alle discipline che si occupano di progettazione urbana, di design, di sociologia dell’ambiente. Un intervento progettuale orientato alla bioarchitettura e alla sostenibilità deve favorire l’equilibrio e la relazione nelle dinamiche di convivenza umana, vegetale ed animale, in un contesto che i biologi evoluzionisti chiamano “altruismo sociobiologico reciproco”. In Europa stanno prendendo piede le Stepping Stone, piccole aree paesaggistiche strategiche per sostenere le specie animali in transito o per ospitare specifici microhabitat (in Italia: Parco Regionale Campo dei Fiori, Varese e la valle del fiume Ticino). Le nostre città sono luoghi di grande biodiversità: Danilo Mainardi, scrivendo “La città degli animali” spiega che oggi si sta prefigurando un futuro nel quale i cittadini devono relazionarsi a presenze di animali nuove. Sviluppare una coscienza ecologica significa dunque, oggi, sviluppare competenze di interazione con piante ed animali: come sostiene Andrea Branzi, ipotizzare terre di mezzo dove favorire la relazione di esseri umani con animali e vegetazione rappresenta un esercizio di originalità che può essere letto come auspicio per una rivoluzione nelle dinamiche di coabitazione ma anche di ecoliteracy.
Città bestiali
Forme, strategie e derive della coesistenza urbana interspecie
di Fiammetta Pilozzi
Articolo completo si trova nell'edizione 111 del 2018 alle pagine 6 - 15.