Alla Conferenza mondiale sul clima che si è svolta a Kyoto nel 1997, la maggioranza dei Paesi ha assunto l'impegno di ridurre le emissioni di anidride carbonica per riequilibrarle con la capacità di assorbimento della vegetazione: si è trattato di parole che si sono ripetute in tutte le successive conferenze in cui si è fatto il punto degli impegni assunti. In sintesi, il contributo specifico che può essere dato dall'architettura e dall'urbanistica alla riduzione della crisi ecologica si può così riassumere: - ridurre le superfici di territorio occupate sviluppo edilizio che non ha più la funzioni vitali - favorire l'uso agricolo di terreni non edificati e la rinaturalizzazione dei terreni in cui vengono abbattuti edifici fatiscenti non più in uso - incentivare l'alimentazione delle popolazioni urbane con prodotti agricoli coltivati nelle fasce agricole periurbane - indirizzare le politiche urbanistiche in direzione della rigenerazione urbana mediante la ristrutturazione energetica, sismica ed estetica degli edifici - realizzare interventi di forestazione urbana - favorire l'ombreggiamento degli edifici in estate - ridurre la radiazione infrarossa assorbita dall'asfalto e dal cemento - ridefinire i quartieri sul modello dei paesi, con la presenza della maggior parte dei servizi a distanze raggiungibili a piedi Questo è l'unico modo realistico non solo per attenuare la crisi ecologica, ma per superare la crisi economica mediante lo sviluppo di attività produttive e di occupazione utili.
Contro il degrado
Il nostro pianeta al verde
di Maurizio Pallante
Articolo completo si trova nell'edizione 101/102 del 2017 alle pagine 42 - 45.