Le riviste di architettura definiscono l’architettura del nostro domani caratterizzata “dall’ironia frammentaria”, dallo “stile contaminato”, dal linguaggio “disinibito, straniante, dialettico, beffardo, ecc….”. Spinti e trascinati da questo universo rutilante, perdiamo i comuni riferimenti alla storia e alla geografia, e quindi siamo alla ricerca di una nuova utopia. Dalle Poleis alle Global Cities, l’utopia è sempre stata specchio delle necessità, sintomo dei disagi nella realtà vissuta.
Quale utopia
di Ugo Sasso
Articolo completo si trova nell'edizione 34 del 2003 alle pagine 2 - 3.