L’architettura, dopo aver guardato avanti e tentato di incidere sul futuro con il progetto, dovrebbe avere la consuetudine di voltarsi indietro ad osservare come i luoghi pensati e realizzati vengano realmente vissuti e abitati.
Per chi ha cominciato ormai vent’anni fa a immaginarlo ed ha contribuito a renderlo concreto, è interessante osservare come il primo esempio di quartiere sperimentale sostenibile realizzato a Pesaro, un insediamento di oltre 300 famiglie a Villa Fastiggi, sia stato accolto, interpretato e vissuto non solo dai suoi abitanti, ma dall’intera comunità cittadina. Con questo intervento, nato dalla volontà dell’amministrazione comunale, le cooperative vincitrici del bando pubblico si sono trovate a dover affrontare nuovi compiti e nuove sfide: realizzare alloggi di edilizia sociale e agevolata di qualità con criteri di progettazione e gestione sostenibili, confrontandosi, oltre che con le realtà del mercato dell’edilizia, anche con le richieste dei futuri abitanti.
Tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio, il benchmark di riferimento era l’ampliamento del quartiere “Celletta” che rappresentava a Pesaro un modo consolidato di costruire da parte delle cooperative di abitanti. Era evidente la necessità di cogliere l’occasione per un aggiornamento e una crescita culturale in grado di coinvolgere tutti gli attori del processo edilizio: amministratori pubblici, progettisti comunali e cooperative, enti di controllo ed utenti finali. L’intervento complessivo aveva fin dal principio una grande ambizione: riqualificare “l’ambito vasto” di spazi, collegamenti ed infrastrutture con il quale il nuovo insediamento si sarebbe trovato ad interagire.