La crisi economica mondiale, il blocco dell'edilizia nelle città e il sovra-utilizzo del suolo naturale hanno generato un panorama tutt'altro che favorevole allo sviluppo di nuove ricerche architettoniche soprattutto in Italia. Si delinea uno scenario più che critico se a ciò uniamo la devastante crisi ambientale, che sta minando le basi del nostro stile di vita e la cui soluzione dovrebbe essere la principale preoccupazione di politici e progettisti. La generazione dei giovani architetti di oggi non godrà mai dell'economia degli eccessi e delle possibilità infinite che hanno caratterizzato gli anni '70 e '80. Eppure si tratta della prima generazione che si trova davanti una rivoluzione forse ancora più fertile di quella industriale, in quanto a possibilità e occasioni.
E’ la rivoluzione digitale, la diffusione capillare delle tecnologie che permettono non solo un'infinità di connessioni ma anche lo sviluppo e l'apprendimento via internet di know-how che pochi anni fa erano riservati solo a pochissimi eletti. Ci riferiamo alle tecnologie computazionali, al coding, in altre parole al digital design e alla digital fabrication, che aprono la strada a una immensa gamma di possibilità inesplorate nel campo architettonico e non solo.